25 ottobre 2025
ORTO BOTANICO DI PADOVA
1545
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Nato nel 1545 per facilitare gli studenti universitari nello studio e nel riconoscimento dal vivo delle piante medicinali, dal 1997 è riconosciuto Patrimonio Unesco. L’Orto botanico dell’Università di Padova è all’origine di tutti gli orti botanici del mondo e ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica, l’ecologia e la farmacia.
Esteso su una superficie di 3,5 ettari, custodisce un cuore rinascimentale, il giardino dei semplici. Ospita 3.500 specie di piante provenienti da tutto il mondo ed è oggi centro di ricerca e di conservazione della biodiversità vegetale.
27 settembre 1786. Johann Wolfgang Goethe, dopo aver visitato la Specola e il teatro anatomico, vede l’Orto botanico di Padova che gli appare come un luogo allegro e ameno. Qui, osservando lo sviluppo della Palma nana o Palma di San Pietro (Chamaerops humilis) intuisce il polimorfismo delle piante, un concetto alla base della moderna fisiologia vegetale.
Un cerchio con un quadrato inscritto, a sua volta suddiviso in quattro quadranti da due assi perpendicolari, con otto triangoli negli spazi tra circonferenza e perimetro del quadrato. È l’affascinante gioco geometrico carico di simbologia di un giardino-cosmo diventato modello di equilibrio e misurata bellezza. Verde sintesi della cultura umanistica del tempo, quello di Padova è l’orto botanico universitario più antico del mondo, l’unico ad aver mantenuto la propria collocazione originaria, dal 1997 Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco.
È il 29 giugno 1545, il Senato della Repubblica di Venezia istituisce a Padova l’horto medicinale o hortus simplicium, realizzato su un terreno dei monaci benedettini di Santa Giustina, vicino alla basilica di Sant’Antonio. Il cuore e la sua rivoluzione risiedono nelle piante terapeutiche, oggetto di studio dal 1533: l’Università di Padova, infatti, istituisce la Cattedra di Lettura dei semplici impartendo agli studenti lezioni di botanica medica con un approccio sperimentale che prevede l’osservazione diretta delle piante descritte nei testi antichi.
La progettazione dell’Orto è attribuita al patrizio veneziano Daniele Barbaro, ma all’ideazione contribuiscono altri illustri studiosi: il professore di Lettura dei semplici Francesco Bonafede, il botanico Luigi Squalermo, detto Anguillara, primo prefetto nel 1546, Pier Antonio Michiel, per la decorazione e la disposizione delle piante, e l’architetto bergamasco Andrea Moroni, coinvolto nella fase esecutiva e all’epoca già impegnato nei cantieri della basilica di Santa Giustina e di Palazzo del Bo.
Un’unica grande serra in vetro, lunga un centinaio di metri e alta 18, accoglie 1.300 specie e si suddivide in diversi ambienti, omogenei per temperatura e umidità. Il percorso, che simula un viaggio attraverso il pianeta, con un’attenzione costante alla relazione millenaria tra essere umano e mondo vegetale, inizia dalle aree tropicali, passa per le zone subumide, le temperate e si chiude infine con quelle aride. La disponibilità di acqua è la guida in questa avventura di scoperta.
Grazie alle più avanzate tecnologie, l’impatto ambientale di queste nuove serre è ridotto al minimo: gli impianti di funzionamento sfruttano l’energia solare e la riserva idrica, che alimenta cascate e vasche, proviene dal recupero delle acque piovane.