VENERDI 3 GENNAIO 2025
Ritrovo 13:40 (Piazza delle Erbe - fontana
Ritorno 18:00 circa
Con i suoi 82 metri di lunghezza e i 27 di larghezza il Salòn o Palazzo della Ragione, l'antica sede dei tribunali cittadini di Padova, è una delle più ampie aule sospese in Europa. Riconosciuto come uno dei più celebri monumenti civili eretti in Europa all'epoca dei Comuni, l'edificio fu innalzato a partire dal 1218.
Tra il 1306 e il 1308, fra Giovanni degli Eremitani trasformò i tre grandi ambienti in cui era suddiviso il piano superiore in un'unica sala, ideando una nuova copertura a forma di carena di nave rovesciata.
A cavallo del primo decennio del trecento a Giotto e bottega viene affidato il compito di affrescare le pareti della grande sala, il ciclo però fu distrutto dall'incendio che nel 1420 mandò in cenere l'archivio dei Carraresi.
Gli affreschi furono ripristinati dal maestro padovano Nicolo' Miretto con la collaborazione di Stefano da Ferrara e di altri pittori sulla base degli studi di Pietro d'Abano, facoltoso studioso del suo tempo.
Il ciclo di affreschi e' suddiviso in 333 riquadri, si svolge su tre fasce sovrapposte, ed e' uno dei rarissimi cicli astrologici medievali giunti fino ai nostri giorni.
La stretta relazione tra le pitture e la funzione del luogo che le ospitava spiega la presenza delle varie figure di animali, a volte fantastici, che costituivano le insegne dei seggi del tribunale, alla cui funzione si collegano anche le allegorie della Giustizia, del Diritto, del Comune in Signoria e gli affreschi raffiguranti il Giudizio di Salomone e la scena di processo.
Nel Salone sono conservati la pietra del Vituperio, su cui i debitori insolventi erano obbligati a battere per tre volte le natiche, dopo essersi spogliati (la pratica è all'origine dell'espressione restare in braghe di tela), e il grande cavallo ligneo, restaurato e ridato al suo originale splendore, realizzato da Annibale Capodilista per una giostra e in seguito donato dalla famiglia alla città.
Dal 2006 è presente in salone la ricostruzione del pendolo di Foucault, formato da una sfera di ferro e alluminio del peso di 13 kg appesa a un filo di acciaio lungo 20 metri (per approfondimenti vedi la brochure cliccando qui).
Oggi la grande sala è luogo di mostre e di incontri culturali, mantenendo un ruolo centrale all'interno della vita pubblica di Padova. Durante la nostra visita abbiamo potuto vedere l'installazione voluta da YOKO ONO che ha voluto interpretare a suo modo il dolore legato alle possibili esecuzioni date dalle sentenze dei processi del medioevo che si tenevano per l' appunto nel salone del Palazzoi della Ragione
Il battistero della Cattedrale, dedicato a san Giovanni Battista, è un edificio di culto ubicato accanto al Duomo, a Padova. Conserva al suo interno uno dei più importanti cicli ad affresco del XIV secolo, capolavoro di Giusto de Menabuoi.
La costruzione dell'edificio ebbe inizio nel XII secolo su probabili preesistenze; subì vari rimaneggiamenti nel secolo successivo e venne consacrato da Guido, patriarca di Grado, ne 1281. Negli anni settanta del XIV secolo fu restaurato e adattato a mausoleo del Principe della città Francesco il Vecchio da Carrara e della moglie Fina Buzzaccarini che ne commissionò la decorazione, affidando il lavoro a Giusto de' Menabuoi (che trovò in seguito sepoltura all'esterno dell'edificio). La figura della committente appare con le figlie nell'episodio della nascita di Giovanni Battista e nella lunetta dove Giovanni Battista affida Fina Buzzaccarini alla Vergine, dipinto entro un arco gotico che un tempo sovrastava il sepolcro della nobile coppia. Con la caduta della signoria carrarese, nel 1405, i soldati veneziani demolirono le monumentali sepolture e coprirono con pittura verde i numerosi emblemi di Francesco il Vecchio. Restaurato a più riprese nel Novecento, l'ultimo importante restauro complessivo è avvenuto nel 2020. Nel 2021 è stato incluso tra i patrimoni dell'umanità dall'UNESCO nel sito dei cicli di affreschi del XIV secolo di Padova.
Il Museo diocesano di Padova è un museo, inaugurato nel 2000, allestito negli ambienti del Palazzo vescovile di Padova, costruito nel XV secolo, ma la cui fondazione risale agli inizi del XIV secolo. L'edificio sorge a fianco del duomo cittadino in piazza Duomo, nel centro storico del capoluogo veneto.
Nelle sale espositive si conservano opere provenienti dalla cattedrale di Santa Maria Assunta e dalle chiese del territorio diocesano, databili dal IX al XIX secolo, distribuite su due livelli ed ordinate per sezioni con criteri cronologici.
La Scuola della Carità era una delle più importanti ed antiche confraternite laicali di Padova, ed amministrava i lasciti destinati al soccorso di infermi e poveri, a dotare le fanciulle e ad altre opere di bene. Ricordata fino dal Quattrocento era tuttavia più antica, come si arguisce dal fatto che la consorella di Venezia, era ricordata già dal XIII secolo.
Nel 1419 troviamo la Scuola provvisoriamente alloggiata nelle immediate vicinanze del più importante ospedale di Padova, quello di S. Francesco Grande, mentre fervevano i lavori di costruzione dell’ospedale stesso, della chiesa e del convento dell’Osservanza, lavori finanziati dai ricchissimi coniugi Baldo Bonafari da Piombino e Sibilla de Cetto, padovana, che abitavano nelle case di fronte, dove poi sorse l’edificio della Scuola.
Baldo Bonafari fu consigliere di Francesco Novello da Carrara e suo “vicario” dei beni nei territori di Anguillara e Oriago. Aveva sposato la pia Sibilla, già vedova del giureconsulto Bonaccorso Naseri da Montagnana, morto in carcere a Padova per il sostegno dato a Gian Galeazzo Visconti, nemico dei Carraresi.
Si deve ritenere che, alla morte di Sibilla, avvenuta nel 1421, a pochi anni di distanza dalla morte del marito, le case di loro proprietà passassero alla Scuola, per acquisto o per cessione degli esecutori testamentari.
Circa un secolo e mezzo dopo, questo locale doveva essere cosi inadeguato alle cresciute esigenze, che si ritenne necessario un radicale lavoro di restauro. Aperte le nuove finestre, che lo inondarono di luce, costruito un nuovo splendido soffitto a cassettoni, decorate le pareti con un nuovo ciclo di affreschi illustranti i fatti della Vergine, l’ambiente dovette apparire veramente risorto. Le pareti erano state in precedenza affrescate da un ignoto pittore che vi aveva dipinto quindici riquadri, i quali vennero fatti restaurare nel 1530 da Girolamo Dal Santo. Tracce della vecchia decorazione sono ancora visibili nella fascia sottostante i ritratti dei coniugi Bonafari.
Grazie all’ingentissimo patrimonio lasciato da Baldo e Sibilia, i lavori iniziati il 25 Ottobre 1416 proseguirono privilegiando in primo luogo l’ospedale. Tutto il complesso fu portato a termine all’inizio del XVI secolo. Sempre nel medesimo secolo fu restaurata la “Sala della Carità” che assume l’attuale fisionomia. Nei secoli successivi, fino agli anni ’70 del Novecento, la Sala della Carità fu centro culturale importantissimo come sede della Cattedra di Cultura Francescana.
Negli anni 2005-2008 la Sala della Carità, con un magistrale intervento di restauro, viene portata alla sua piena funzionalità e bellezza. All’interno della Sala si nota uno splendido soffitto a cassettoni. Le pareti invece sono affrescate da dodici riquadri che raccontano altrettanti episodi della vita della Vergine, opera composta da Dario Varotari nel 1579, che iniziano con la Cacciata di Gioacchino dal Tempio per concludersi con l’Assunzione di Maria.